Le intolleranze alimentari sono da tempo oggetto di discussione, a causa della confusione che vige nella maggior parte della popolazione generale attribuendo a queste la responsabilità dei disturbi addominali, quali gonfiore, dolore e/o modifiche dell’alvo dopo assunzione di determinati alimenti, o più frequentemente dell’incremento di peso o di malattie metaboliche. Alcuni medici già nell’antica Grecia avevano descritto casi di reazioni avverse agli alimenti, ma i primi studi condotti con rigore scientifico sono datati agli inizi del XX secolo.
L’allergia è invece espressione di una risposta abnorme del sistema immunitario, contro un alimento innocuo, ma riconosciuto come dannoso in alcuni soggetti predisposti. I sintomi tipici delle allergie alimentari si manifestano qualche minuto o, al massimo, qualche ora dopo l’assunzione dell’alimento responsabile Secondo dati epidemiologici le allergie alimentari (AA) interessano il 5% dei bambini di età inferiore a tre anni e circa il 4% della popolazione adulta. Nella popolazione generale il concetto di “allergia alimentare” risulta molto più diffuso (circa il 20% della popolazione ritiene di essere affetta da allergie alimentari).
La definizione di intolleranza alimentare, invece, è riferita alle reazioni avverse agli alimenti che si manifestano da qualche ora a qualche giorno dopo la loro assunzione e a differenza delle allergie alimentari, non sono legate alla produzione di una classe particolare di anticorpi IgE (responsabili delle reazioni allergiche)
L’intolleranza alimentare è frequente e, a seconda dei metodi e delle definizioni di raccolta dei dati, colpisce fino al 15-20% della popolazione, incidenza rimasta invariata negli ultimi 20 anni. La maggior parte delle persone riferisce sintomi gastrointestinali, tuttavia in questi pazienti, la condizione più comune è la sindrome dell’intestino irritabile (IBS)
L’approccio diagnostico nel sospetto di una intolleranza alimentare è basato innanzitutto sull’anamnesi, compresa la valutazione della dieta e dello stile di vita, con particolare attenzione all’esclusione di qualsiasi altra malattia organica. Le intolleranze possono manifestarsi con sintomi simili e sovrapponibili alle allergie alimentari, pertanto, è fondamentale escludere che si tratti di allergie e valutare le condizioni cliniche associate.
La terapia delle varie forme di intolleranza alimentare e di allergia alimentare consiste nell’esclusione dalla dieta dell’alimento/i – ingrediente – allergene responsabili della reazione avversa. La terapia dietetica rappresenta, infatti, il cardine della gestione terapeutica di tutte le reazioni avverse, e riveste una fondamentale importanza tuttavia il percorso diagnostico può non essere semplice e spesso l’eliminazione di molti alimenti conduce al rischio di diete molto restrittive. Generalmente i sintomi dovrebbero risolversi entro 3-4 settimane. Gli alimenti esclusi dovrebbero essere reintrodotti sotto la guida di esperti, con il fine di individuare quali alimenti siano responsabili dell’induzione dei sintomi. Questo identificherà la soglia di tolleranza individuale del paziente a questi alimenti o componenti dietetici. Il supporto professionale competente è fondamentale nella gestione delle diete di esclusione, che è una necessità di cura ben definita e soprattutto non può e non deve basarsi sulla mera eliminazione di alimenti, ma sulla loro sostituzione, rivedendo le scelte alimentari in un’ottica di adeguatezza nutrizionale, varietà e sostenibilità a medio, breve e lungo termine, e in un contesto di vita sociale, lavorativa e/o scolastica, tenendo in debita considerazione altri fattori coesistenti quali, ad esempio, la pratica di attività fisica o sportiva oppure eventuali terapie farmacologiche in atto.
Dott. Roberto Federico, Comitato Scientifico MYW8
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